La battaglia per la salvezza delle Apuane, lanciata da Eros Tetti 11 anni fa, è la cartina al tornasole di ogni ambientalismo. Non c’è alcun interesse umano che spinge alla lotta per loro, nel senso che non riguarda aspetti umani, quali la salute o la sicurezza, come per un inceneritore, una centrale inquinante, una centrale nucleare (battaglie sacrosante cui, però, può partecipare anche chi non è ambientalista). La spinta a salvare le Apuane è l’adesione sentimentale, anche spirituale, alla difesa del Bello ed al riconoscimento che l’ambiente è un Bene comune in sé (che non appartiene a nessuno ma è in uso a tutti) ed ha valore in sé e non perché può servire all’uomo.
Ci sono tre aspetti ineludibili che nessuna analisi, elaborazione, studio può contestare:
1) Il primo è che la foto allegata –che è l’emblema di una sconfitta epocale dell’ambientalismo- dimostra quanto abbiamo sperimentato in tanti anni e cioè che le forze che stanno e sono state nel Consiglio Regionale sono responsabili politicamente dello stato delle Apuane, a diversi livelli di responsabilità: per aver favorito l’escavazione, per non averla fermata, per non averla combattuta sufficientemente.
2) Le Apuane si salvano solo se si ferma l’escavazione e si chiudono fisicamente, coi cancelli, le cave;
3) Le cave si possono chiudere solo se si costruisce un’economia alternativa sostenibile che occupi, per primi, gli ex cavatori e non lasci ulteriore disoccupazione.
Le Apuane, infatti, hanno due problemi e non uno solo:
1) Un problema ambientale evidente e di portata nazionale ed internazionale;
2) Il problema, comune a tutta la montagna toscana, dell’abbandono, del sottosviluppo, della mancanza assoluta di lavoro.
I due problemi vanno affrontati insieme e con la responsabilità del buon padre di famiglia che vede le montagne deturpate e, nel contempo, pensa a come creare lavoro quando chiuderà le cave. La radicalità dell’obbiettivo di chiudere le cave che caratterizza la proposta di Eros Tetti, fondatore di Salviamo le Apuane, si accompagna sempre alla responsabilità che quella chiusura comporta e cioè il licenziamento di tante persone e un grave problema per le loro famiglie.
E’ questo senso di responsabilità, sia verso l’ambiente che verso il lavoro, la grande innovazione nel mondo ambientalista portata da Salviamo le Apuane e da Eros Tetti che lo distingue dalle altre forze in campo. Questa responsabilità civile ed umana ha incontrato Europa Verde entrando nel suo programma elettorale, come prosecuzione di quel PIPSEA (Piano Programma di Sviluppo Economico Alternativo delle Apuane) redatto nel 2010 e che per la prima volta poneva il binomio chiudere le cave/creare lavoro alternativo.
Il rapporto con Europa Verde apre la straordinaria opportunità di portare la Questione Apuana sul tavolo del Governo UE di Ursula von der Leyen (donna molto sensibile all’ambiente).
Eros Tetti e Salviamo le Apuane (ed oggi Europa Verde) hanno portato una rivoluzione nel pensiero e nel progetto futuro delle Apuane e questa scuola iniziale ha raggiunto il risultato di eliminare il tabù ancora esistente nel 2010 e cioè che le Apuane possono vedere la chiusura delle cave. Oggi si sente dire No alle cave!
E la proposta è chiara. Eros Tetti propone da sempre la chiusura di tutte le cave, fatte salve quelle del marmo più bello da lasciare al genio umano mondiale solo per l’arte vera, per il design, per oggetti di alta qualità. Tuttavia, la battaglia, per essere vincente e credibile, non può che procedere per fasi e, dunque, riprendendo il testo del primo Piano Paesaggistico di Anna Marson, poi stravolto dalla politica in senso antiapuano, propone nel programma la chiusura immediata, alla scadenza delle concessioni in essere, di tutte le cave nel Parco, sopra e sotto i 1200 m slm, e di tutte le porzioni di cava che sono dentro il Parco.
Tutte chiuse. Non solo. Nella Pianificazione della Regione Toscana verranno cambiate le destinazioni d’uso delle aree contigue di cava nel Parco trasformandole in aree per attività turistica, agricola e pastorale, al fine di evitare che domani qualcuno le riapra. Ciò produrrà la perdita di lavoro di diversi cavatori e, dunque, da subito Eros Tetti proporrà la seconda parte del Piano Paesaggistico Marson e cioè l’attivazione di
Progetti di Sviluppo Alternativo con fondi già a disposizione del Programma di Sviluppo Rurale (PSR) e del Piano Regionale di Sviluppo (PRS). Ecco cosa proporrà:
Sul piano economico, due iniziative, parallele alla chiusura delle cave nel Parco:
1) Piani mirati, in collaborazione con le Università, i Comuni del territorio, i Gruppi di Azione Locali (GAL) della Lunigiana, Garfagnana, Alta Versilia, le Unioni di Comuni e i Parchi, coinvolgendo le Soprintendenze e le Associazioni di categoria agricola, turistica, commerciale, le Cooperative di Comunità e le popolazioni, costituendo una Cabina di Regia, coordinata dalla Regione, che progetti, come una grande opera pubblica (qui si vedrà anche la possibilità di intercettare fondi del Ricovery Fund) la riconversione economica sostenibile delle Alpi Apuane presenti oggi nel Parco.
2) La ristrutturazione, tramite la revisione profonda della Legge Regionale 35/2015 e del Piano Paesaggistico-PIT, del sistema marmo come segue: a) destinazione quale unica area di Bacino di escavazione - nelle porzioni di territorio fuori del Parco - esclusivamente dell' area degli attuali bacini marmiferi di Carrara e Massa; b) creazione parallela (anche con fondi del PSR, PRS, europei e regionali dedicati alla riconversione economica) nei Comuni interni di Lunigiana, Garfagnana e Versilia, di laboratori di trasformazione (di qualità) in filiera corta del marmo non più scavato localmente ma proveniente dal nuovo Bacino esclusivo di estrazione di Carrara e Massa. I laboratori dovranno essere costruiti lungo la Ferrovia Aulla-Lucca (e comunque in località attraversate da ferrovia) in modo da usare il trasporto su ferro sia per l'arrivo del marmo da lavorare da Carrara e Massa sia per il trasporto dei manufatti alle destinazioni di vendita;
3) Un piano di risanamento e ripristino ambientale, previsto già, in parte, a carico delle ditte escavatrici titolari di concessioni, e, in parte, da completare (si vedrà come affrontare il problema dei ravaneti soprattutto, anche economicamente) che realizzi un grande Piano di ristrutturazione ambientale, da affidare all’Università ed ai Parchi, che coinvolga anche Unesco (ma coinvolgendo anche la memoria delle popolazioni montanare apuane), nella prospettiva -che Eros Tetti inoltrerà da subito- di unificare e inglobare il Parco delle Alpi Apuane nel “Parco Nazionale delle Alpi Apuane e dell’Appennino toscoemiliano” come previsto dalla Legge 394/91, Legge Quadro dei Parchi.
I cavatori saranno, senza interruzione dei contratti di lavoro, impiegati da subito nel risanamento e eliminazione dei ravaneti (Punto 3, un lavoro di almeno un paio di anni), in attesa che vadano a regime di programmi dei Punti 1 e 2 che costruiscono nuovo lavoro.
Ci pare che sia un grande risultato ottenere, da parte di Eros Tetti ed Europa Verde, nel quinquennio di lavoro in Consiglio Regionale 2020-2025:
1) la chiusura delle cave nel Parco;
2) l’attivazione di un grande programma di sviluppo economico alternativo sostenibile che,
tecnicamente, è già ben chiaro e pronto a partire;
3) una qualificazione della filiera corta del marmo dedicata all’arte, design, oggettistica di
qualità;
4) la creazione di laboratori di lavorazione del marmo che occupino i cavatori delle cave
chiuse;
5) un risanamento globale delle Apuane nel Parco;
6) la creazione del Parco Nazionale delle Alpi Apuane ed Appennino toscomiliano.
Poi, dal 2025, penseremo al resto…
Fate provare Eros Tetti!!!