Le Alpi Apuane verso un Parco Nazionale delle Alpi Apuane.

Dobbiamo difendere le nostre montagne. L’Art.9 della costituzione stabilisce chiaramente che “la Repubblica tutela il paesaggio […] della Nazione”, pertanto salvaguardare le Alpi Apuane rientra pienamente nel diritto costituzionale, e la loro bellezza rappresenta un valore inestimabile e non negoziabile.
La tutela delle Alpi Apuane rappresenta una questione ambientale ed economica di livello nazionale e, dunque, fondamentale per la Toscana. Essa va affrontata, da subito e contemporaneamente, su tutti i suoi livelli. Sul piano ambientale, riprendendo il testo del Piano Paesaggistico (proposta Anna Marson), approvato in Giunta Regionale nel 2014 e poi ribaltato completamente, ci poniamo l’obiettivo di eliminare l’anomalia per cui il Parco Regionale delle Alpi Apuane presenta attualmente al suo interno attività di cava, vietate dalle leggi nazionali nelle aree protette. Pertanto programmiamo, da subito, la chiusura progressiva - alla scadenza delle concessioni ed autorizzazioni all’escavazione oggi in essere - di tutte le cave interamente incluse all’interno del Parco e di tutte le porzioni di cava comunque interne ai confini del Parco Regionale delle Alpi Apuane, con l’obiettivo finale di eliminare l’anomalia inaccettabile delle Aree contigue di cava nel Parco delle Apuane.
Sul piano economico, programmiamo due iniziative, parallele alla chiusura delle cave nel Parco:
a) l’attivazione di progetti integrati di sviluppo sostenibile e di filiera corta (agricoltura, pastorizia, turismo, artigianato di qualità, commercio, servizi) nei Comuni e frazioni di Comune in cui si chiudono le cave all’interno del Parco (con fondi PSR, europei e regionali specificamente dedicati alla riconversione ambientale ed economica);
b) la ristrutturazione, tramite la revisione della Legge Regionale 35/2015 e del Piano Paesaggistico-PIT, del sistema marmo come segue: 1) destinazione quale unica area di Bacino di escavazione - nelle porzioni di territorio fuori del Parco - esclusivamente dell’area degli attuali bacini marmiferi di Carrara e Massa; 2) creazione parallela (anche con fondi del PSR, europei e regionali dedicati alla riconversione economica) nei Comuni interni di Lunigiana, Garfagnana e Versilia, di laboratori di trasformazione (di qualità) in filiera corta del marmo non più scavato localmente ma proveniente dal nuovo Bacino esclusivo di estrazione di Carrara e Massa. I laboratori dovranno essere costruiti lungo la Ferrovia Aulla-Lucca (e comunque in località attraversate da ferrovia) in modo da usare il trasporto su ferro sia per l’arrivo del marmo da lavorare da Carrara e Massa sia per il trasporto dei manufatti alle destinazioni di vendita.
Tuttavia richiamiamo esplicitamente quanto scritto nella Legge 394/91, la legge quadro dei Parchi, all’Art. 34 - “Istituzione di parchi e aree di reperimento” che, al comma 6, recita testualmente: “Il primo programma, tenuto conto delle disponibilità finanziarie esistenti, considera come prioritarie aree di reperimento le seguenti:
a) Alpi Apuane e Appennino Tosco-Emiliano”.
In base a ciò non avanziamo la proposta, particolarmente costosa in fase iniziale, di istituire un nuovo Parco nazionale, ma di allargare i confini del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano - già esistente ed attrezzato - inglobando in esso le Alpi Apuane, e realizzando il dettato della Legge 394/91 che già li prevedeva insieme.
Il Piano Programma di Sviluppo Economico Alternativo delle Apuane (PIPSEA), redatto dal Gruppo Salviamo le Apuane, contiene diverse proposte di come potrebbero essere recuperate le cave dismesse, trasformandole in contesti naturalistici, culturali e di economia sostenibile. 

A questo link puoi trovare il nostro piano di riconversione economica delle Alpi Apuane PIPSEA Piano Programma di Sviluppo Economico Alternativo delle Alpi Apuane  e qui il sito Salviamo le Apuane movimento che appoggia la mia candidatura

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