Vogliamo che il Monte Amiata venga riconosciuto come area da preservare e da tutelare sia per quanto riguarda il bacino idrico, il più importante dell’Italia centrale e ritenuto strategico in quanto area di ricarica delle falde, che le acque termali. Questo potrà essere ottenuto tramite la creazione del Parco Nazionale del Monte Amiata. In questo contesto, siamo contrari all’installazione di una nuova centrale geotermica sul Monte Amiata, sia a media che ad alta entalpia. In generale, sosteniamo un disegno politico per cui i territori e i cittadini siano realmente protagonisti delle scelte per il proprio territorio. Queste scelte, come l’installazione di nuove centrali geotermiche davvero sostenibili, dovrebbero essere subordinate a un percorso partecipato tra amministrazione regionale, amministrazioni locali e cittadinanza residente sul territorio, nonché a un monitoraggio costante e ad un eventuale efficientamento dell’esistente, che garantisca la tutela effettiva della qualità dell’aria, delle acque e del paesaggio.
Vi lascio, qui sotto, ad una esaustiva argomentazione del Professor Franco Tassi che ringrazio di cuore!
Perchè un Parco Nazionale dell' Amiata è la soluzione migliore per il territorio
La crisi attuale ha inesorabilmente messo in luce le debolezze della società, e l’incapacità della politica di affrontare le emergenze ambientali provocate dal nostro stesso stile di vita.
Tutti convengono sul fatto che occorre un deciso cambiamento, ma pochi riescono a individuare la nuova via da seguire, e ancor meno sono coloro che sono disposti ad accettarlo. Molti, tuttavia, hanno incominciato a comprendere che la tanto decantata globalizzazione ha portato più problemi che soluzioni, e che la frenetica crescita dei consumi sta irreparabilmente devastando gli ecosistemi, e allontanando sempre più l’umanità da Madre Terra.
Eppure esistono soluzioni in grado di assicurare la ripresa sociale e il riscatto economico anche ai territori chiusi ed emarginati, e alle comunità un tempo floride, ma oggi in declino, costrette a una lotta quotidiana per la sopravvivenza.
La migliore soluzione si basa sulla presa di coscienza del valore e delle potenzialità dell’immenso Patrimonio culturale, ambientale, naturale, storico e paesaggistico del nostro Paese, e delle notevoli risorse umane di cui dispone: due enormi risorse da utilizzare intelligentemente in “simbiosi”, per tutelare adeguatamente questa inestimabile ricchezza, e offrirla all’uso e al godimento responsabile della collettività. In altre parole, il valore di un territorio vissuto in armonia con la Natura può assicurare vita, lavoro e futuro alla comunità che lo abita. E l’esempio viene proprio da una Istituzione storica ben nota, ma non sempre da tutti compresa, né ben accetta nei contesti di scarso livello culturale: il Parco Nazionale.
“La civiltà di un popolo si misura anche dal livello dei suoi Parchi Nazionali” affermava negli Stati Uniti d’America il Presidente Franklin Delano Roosevelt, che negli anni Trenta del secolo scorso seppe risollevare il Paese dalla più drammatica crisi depressiva. Un Parco Nazionale ben condotto, con spirito moderno, imprenditoriale e creativo (diametralmente diverso da certi mostri politico-burocratici oggi purtroppo esibiti dall’Italia), non è soltanto un apparato di vincoli, divieti e ostacoli, come molti credono. Rappresenta invece l’identità del territorio, ne promuove l’immagine a livello nazionale e internazionale, lo governa con regole equilibrate non ispirate da interessi personali, settoriali, corporativi e localistici, ma protesi verso il “bene comune”, attuale e futuro. E così garantisce la Conservazione della Natura, consentendone una gestione attenta e oculata, dividendo il territorio in Zone a diversa destinazione, incoraggiando la rinascita dei borghi antichi e incentivando il turismo naturalistico (ecoturismo), che trascina con sé anche quello fotografico, ecologico, culturale, scolastico, e molto altro.
Nessuna altra destinazione risponde alla vocazione del territorio meglio del Parco, nessuna altra soluzione offre un uso più oculato delle sue risorse. Perché il richiamo culturale favorisce l’evoluzione civile, la salvaguardia del bene primario Natura, la scoperta dei prodotti e delle tradizioni locali, e l’impegno della gente del posto, e soprattutto dei giovani, che diventano per gli ospiti e per i visitatori le migliori guide, interpreti e custodi del territorio, e al tempo stesso gli addetti ideali all’accoglienza e alla ristorazione,
Illustriamo la situazione, partendo dall’esempio del Parco Nazionale d’Abruzzo nel Periodo d’Oro, con un estratto dall’opera Avventura Parco (pagine 167-168), qui riadattato.
Un Parco Nazionale moderno e vivo rappresenta oggi una vera Arca di Natura Protetta per il futuro, ma è sicuramente molto di più. Esso può essere anche un poderoso meccanismo di pianificazione e promozione, un essenziale fattore di crescita culturale, sociale ed economica, uno strumento efficace di strategia politica verso l’unica prospettiva di evoluzione futura, l’Ecosviluppo.
Vediamo di sintetizzare come un Parco può svolgere questo importante ruolo, offrendone poi, sulla base di reali esperienze, una convincente dimostrazione concreta. I punti-chiave nella realtà dinamica di un Parco capace di influenzare, al tempo stesso, le due realtà spesso antitetiche – ambiente-territorio e società-cultura – sono i seguenti.
1.- Un Parco Nazionale può conciliare elementi apparentemente (e tradizionalmente) ritenuti opposti, conservazione e sviluppo, sostituendo, a una logica di contrapposizione e conflitto, una filosofia di integrazione e simbiosi.
2.- Un Parco può al tempo stesso favorire il recupero dei valori culturali, non solo naturali ma anche storici, artistici, architettonici, archeologici, tradizionali e di ogni componente l’identità di un luogo e della sua gente, attraverso due meccanismi basilari: l’introspezione collettiva e l’ampliamento del raggio di considerazione esterna.
3.- Un Parco costituisce un formidabile elemento di richiamo, con valore di contenuto e di immagine, per la più moderna e civile forma di turismo, che è l’Ecoturismo, attraverso il quale può offrire un impulso economico e sociale alle collettività locali.
4.- Un Parco può contribuire in modo decisivo a selezionare ed orientare il flusso ecoturistico ad allungare la stagione turistica, rendendo così le attività collegate più efficienti e competitive.
5.- Un Parco che funzioni diventa in breve il meccanismo più efficace di riequilibrio del divario tra “zone forti” (aree metropolitane, industriali e produttive) e “zone deboli” (montagne, isole), ridistribuendo ricchezza, creando nuove professionalità e occasioni di lavoro, “inventando” un nuovo tipo di economia alternativa.
6.- In sostanza, il Parco diventa il basilare elemento di raccordo e la camera di compensazione tra la “domanda” di Natura espressa dalle “zone forti”, e la sua “offerta” proveniente dalle “zone deboli”; sul piano pratico i villaggi locali, uniti alle infrastrutture del Parco stesso, rappresentano la cerniera ideale di collegamento e distribuzione tra domanda e offerta ecoturistica.
7.- Essenziale a questo proposito è la capacità effettiva del Parco e della sua organizzazione di consentire una equilibrata ripartizione nello spazio dei flussi eco turistici, e di far sì che ad essi si accompagnino anche positivi flussi economici e di altro genere (culturali, di animazione e contatto sociale, di presa di coscienza e di politica), in un’ottica di uso e sfruttamento “sostenibile”, durevole ed equilibrato.
8.- L’esistenza stessa del Parco assume altre valenze importanti, in quanto diventa germe di iniziative, catalizzatore di sinergie tra pubblico e privato, spinta verso criteri di conduzione più aperti, manageriali e competitivi.
9.- Il caso concreto che ha concretamente dimostrato i grandi “Benefici” delle Aree Protette è quello del Parco Nazionale d’Abruzzo, che nel suo Periodo d’Oro si è dimostrato “il miglior investimento possibile, non soltanto per la difesa del Patrimonio Naturale, ma anche per il benessere delle Comunità locali e per il prestigio dell’intera Nazione.
10.- Attualmente l’Unione Europea, anche per riparare ai gravissimi danni provocati agli ecosistemi dalle sue dissennate politiche di incentivi alle biomasse e simili, si propone di tutelare almeno il 30% del territorio come Area Protetta entro l’anno 2030. Di conseguenza, si prevede che i nuovi Parchi Nazionali potranno avere accesso a congrui fondi e incentivi.
Roma - Maremma Toscana, Estate 2020 Franco Tassi, Centro Parchi Internazionale