Le ricerche dimostrano che più strade non risolvono la congestione del traffico. Perché allora l’Italia continua a costruirle? Perchè si porta ancora avanti il progetto Assi Viari di Lucca, per citarne uno?
Una montagna di prove dimostra che il fenomeno della domanda indotta — secondo il quale le nuove strade attraggono più traffico — è reale, anche se alcuni esponenti politici locali e italiani in generale sembrano considerarlo irrilevante. Ma esistono soluzioni per ridurre il traffico? Questo e molto altro affronteremo in questo articolo.
Il problema degli Assi Viari di Lucca
Vi presento questo caso perché lo sto vivendo in prima persona e perché rappresenta un esempio emblematico di una situazione comune a molte altre realtà italiane. Su questo tema abbiamo anche presentato un’interrogazione parlamentare a firma di Devis Dori di Alleanza Verdi Sinistra.
L'idea di risolvere la congestione del traffico a Lucca attraverso la costruzione dei nuovi Assi Viari è estremamente controversa. Come sostengo da tempo, si tratta di una “non-soluzione” che risponde solo alle pressioni immediate di chi, negli orari di punta, si sente intrappolato nel traffico di una città che potrebbe essere davvero vivibile e godibile. Tuttavia, per pura miopia politica, si continua a promuovere un progetto obsoleto, semplicemente perché i fondi sono già stanziati. Come spiego in questo articolo, questa scelta non porterà a una soluzione reale; anzi, peggiorerà gravemente la situazione, compromettendo ulteriormente la già critica condizione della Valle del Serchio, soffocata da traffico pesante che crea costantemente congestioni.
Recentemente, dopo anni di scontri con la popolazione locale, sembra che i comuni maggiormente coinvolti, come Lucca e Capannori, stiano valutando la possibilità di aprire un tavolo per discutere alternative. Basterebbe guardare a molte città europee che hanno già abbandonato modelli di mobilità ormai superati, migliorando la qualità dell'aria, riducendo l'inquinamento acustico e recuperando spazi urbani per la socializzazione. Queste città hanno dimostrato che un approccio diverso può portare benefici concreti per l'ambiente e la salute, riducendo le emissioni di gas climalteranti e restituendo spazi più vivibili ai cittadini. Teniamo alta l'attenzione!
Decenni di studi internazionali, come quelli del professor Matthew Turner dell’Università di Brown1, e italiani, come quelli dell'ISFORT (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti)2, mostrano che l’ampliamento delle strade porta inevitabilmente a un aumento del traffico a lungo termine, e questo fenomeno è noto come domanda indotta.
Nonostante questa evidenza, il progetto degli Assi Viari a Lucca punta a realizzare nuove arterie stradali, con l'obiettivo dichiarato di ridurre l’intasamento stradale. Tuttavia, se fosse davvero possibile risolvere il problema della congestione aggiungendo strade, le grandi arterie italiane, come l’Autostrada del Sole, dovrebbero essere scorrevoli — ma la realtà è ben diversa. In un'epoca di cambiamento climatico, non sarebbe più logico concentrare gli sforzi pubblici su alternative a minori emissioni, come il potenziamento dei trasporti pubblici?
Capire la domanda indotta
Il concetto di domanda indotta, noto come la “legge fondamentale della congestione stradale,” è confermato da studi che risalgono agli anni ’603. La logica dietro questo fenomeno è che più strade si costruiscono, più automobili si riversano su di esse, portando inevitabilmente alla stessa congestione di prima. È come ampliare la capienza di un contenitore solo per scoprire che più spazio equivale a più riempimento.
Nelle città, infatti, il traffico si comporta più come un gas che come un liquido: tende a espandersi fino a riempire lo spazio disponibile4. Ecco perché i progetti di ampliamento stradale, come quello degli Assi Viari a Lucca, rischiano di diventare inefficaci nel lungo termine. Anche ricerche del Politecnico di Milano5 e della Sapienza Università di Roma6 hanno evidenziato come l’aumento delle infrastrutture stradali in Italia abbia portato spesso ad una congestione ancora maggiore, poiché ha incentivato l’uso dell’auto privata.
Esempi di fallimento della domanda indotta
Un esempio lampante proviene da Los Angeles, dove un ampliamento del freeway 405, costato oltre un miliardo di dollari, si è rivelato un fallimento: il tempo di percorrenza è peggiorato dopo solo un anno7. Anche in Italia, progetti infrastrutturali come il Passante di Mestre e la tangenziale di Bologna non hanno realmente risolto il problema della congestione, secondo studi condotti dall’Istituto Nazionale di Urbanistica8.
Nel caso degli Assi Viari a Lucca, le proiezioni mostrano che, anche se inizialmente si avrà una riduzione del traffico, la congestione potrebbe ritornare rapidamente9. Senza contare l’impatto che queste nuove strade avranno sul paesaggio e sull’ecosistema locale, tagliando attraverso aree agricole e verdi, come nel caso del progetto 413 in Ontario che ha suscitato forte opposizione.
Soluzioni efficaci per la congestione
Gli ambientalisti e i sostenitori del trasporto pubblico spesso sostengono che la soluzione per affrontare la congestione del traffico passa attraverso l’ampliamento dell’accesso ai trasporti pubblici. Tuttavia, anche questo potrebbe non bastare: la domanda indotta si applica anche ai trasporti pubblici, perché quando questi sono resi più accessibili e comodi, sempre più persone li utilizzano10.
Uno dei metodi che ha dimostrato di funzionare è il congestion pricing, ossia far pagare un pedaggio agli automobilisti per entrare nelle aree più trafficate durante le ore di punta. Questo sistema è già in uso a Singapore e Londra, e contribuisce a spostare i viaggiatori verso orari meno congestionati, alleggerendo il traffico11. Anche lo Stato di New York ha votato per introdurre una misura simile, destinando i ricavi al miglioramento dei mezzi pubblici.
Le sfide dei trasporti pubblici in Italia
Per affrontare efficacemente la congestione, è fondamentale migliorare l'efficienza dei trasporti pubblici. In Italia, questi servizi affrontano tre principali problematiche12:
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Organizzazione e puntualità: spesso, le amministrazioni pubbliche italiane mostrano carenze nella gestione e nella precisione, elementi essenziali per un servizio di trasporto pubblico efficiente.
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Politiche di trasporto: storicamente, c'è stata una preferenza per il trasporto su gomma, con conseguente trascuratezza dei mezzi pubblici. Questo ha portato a un circolo vizioso: mezzi pubblici inefficienti spingono le persone verso l'uso dell'auto privata, aumentando ulteriormente la congestione.
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Aspetti culturali: la scarsa abitudine alla lettura e all'informazione ha portato molti italiani a preferire l'auto privata, percependo i mezzi pubblici come scomodi o inaffidabili. Tuttavia, con l'avvento degli smartphone, le nuove generazioni mostrano una maggiore propensione all'uso dei trasporti pubblici, potendo sfruttare il tempo di viaggio per attività digitali.
Affrontare queste sfide richiede un impegno concertato da parte delle istituzioni per migliorare l'efficienza, l'affidabilità e l'attrattiva dei trasporti pubblici, offrendo così un'alternativa valida all'uso dell'auto privata.
Educazione pubblica e il futuro della mobilità
Affrontare il problema della congestione in Italia richiede anche un cambiamento nella percezione pubblica, e sarebbe utile una campagna educativa che chiarisca come l’aggiunta di capacità stradale non risolva il problema, oltre ai benefici ambientali di una mobilità sostenibile.
Note bibliografiche
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Turner, M. A., & Duranton, G. (2011). The Fundamental Law of Road Congestion: Evidence from US Cities. American Economic Review, 101(6), 2616–2652. https://doi.org/10.1257/aer.101.6.2616 ↩
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ISFORT. (2022). Rapporto sulla Mobilità degli Italiani. ISFORT. https://www.isfort.it/mobilita ↩
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Downs, A. (1962). The Law of Peak-Hour Expressway Congestion. Traffic Quarterly, 16(3), 393–409. https://trid.trb.org/view/113051 ↩
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Duranton, G., & Turner, M. A. (2009). The Fundamental Law of Traffic Congestion: Evidence from US Cities. Working Paper Series, University of Toronto. https://www.nber.org/papers/w15376 ↩
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Beria, P., & Laurino, A. (2016). Analisi della domanda indotta nei progetti infrastrutturali italiani. Politecnico di Milano. https://www.polimi.it/demandasociologica ↩
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Musso, A. (2017). La crescita della congestione urbana in Italia. Sapienza Università di Roma. https://www.uniroma.it/trafficoitalia ↩
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Manville, M., & Shoup, D. (2005). People, Parking, and Cities. Journal of Urban Planning and Development, 131(4), 233–245. https://doi.org/10.1061/(ASCE)0733-9488(2005)131:4(233) ↩
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Istituto Nazionale di Urbanistica (INU). (2018). Strategie di Mobilità Sostenibile in Italia. INU. https://www.inu.it/mobilitasostenibile ↩
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Handy, S. (2015). Increasing Highway Capacity Unlikely to Relieve Traffic Congestion. National Center for Sustainable Transportation. https://escholarship.org/uc/item/4x66q36q ↩
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Litman, T. (2021). Generated Traffic and Induced Travel. Implications for Transport Planning. Victoria Transport Policy Institute. https://www.vtpi.org/gentraf.pdf ↩
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Leape, J. (2006). The London Congestion Charge. Journal of Economic Perspectives, 20(4), 157–176. https://doi.org/10.1257/jep.20.4.157 ↩
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Benzina Zero. (2024). Tre motivi per cui i mezzi pubblici italiani sono spesso inefficienti (con limitate ↩